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Se il Collegio dei Cardinali non fa il suo dovere

Traduzione di Antonio Marcantonio dal testo inglese originale
con qualche modifica dell’Autore

Roman_RuinsRoma, 30 gennaio 2015: Due giorni dopo la presentazione, da parte del blog From Rome, di quelli che sembrano essere crimini canonici ad opera del “Team Bergoglio” – così il Dr. Austin Ivereigh, ex-portavoce del Cardinal Cormac Murphy-O’Connor, ha definito il gruppo di otto Cardinali che hanno cospirato per l’elezione del Cardinal Bergoglio prima del Conclave del 2013 e durante il suo svolgimento – Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha annunciato che Papa Francesco ha convocato un concistoro speciale di Cardinali nei giorni 14 e 15 febbraio, per nominare venti nuovi Cardinali: si tratta di un tentativo di alterare per sempre la fisionomia del Collegio, sostituendone una la cui maggioranza di membri era stata scelta da Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ad un’altra la cui maggioranza di membri sarà composta da Cardinali scelti da Papa Francesco o che sono stati coinvolti nello scandalo della richiesta di voti per la sua elezione*.

 

Il dovere del Sacro Collegio dei Cardinali

L’attendibilità delle accuse portate nel caso contro il “Team Bergoglio” è stata ampiamente dimostrata nel nostro articolo del 6 gennaio 2015: Da Ivereigh all’abdicazione, i passi canonici resi necessari dallo scandalo del “Team Bergoglio”. E i fondamenti canonici che consentirebbero di sollevare la questione dell’invalidità dell’elezione del Papa durante il Concistoro di febbraio sono stati esplicati nel nostro articolo del 17 gennaio 2014, Qualsiasi Cardinale Elettore ha il diritto di richiedere che lo scandalo del “Team Bergoglio” sia chiarito.

Vedi la nostra Cronologia completa sullo scandalo del “Team Bergoglio”.

È ovvio che se i venti nuovi Cardinali nominati da Papa Francesco si aggiungono al Collegio dei Cardinali, tale corpo, de facto, non avrà più la capacità di indagare sulle accuse contro la validità dell’elezione di Papa Francesco che emergono tanto dalla narrazione degli eventi da parte del Dr. Austen Ivereigh come dall’indagine sulle irregolarità della procedura osservata durante il Conclave da parte di Antonio Socci, nel suo libro Non è Francesco che è attualmente un best-seller in Italia.

In questo caso, è valida la massima e la regola canonica:  Qui tacet videtur consentire (C. 43 in VI.5.12.).

Entrambe le fonti esprimono dei dubbi che sorgono da dichiarazioni fatte non dagli oppositori del Cardinal Bergoglio, bensì dai suoi stessi sostenitori, che sostengono di aver parlato con i Cardinali Elettori (nel caso di Ivereigh) o con lo stesso Cardinal Bergoglio (nel caso di Socci). Si tratta pertanto di testimoni estremamente attendibili.

Allo stesso tempo, nel momento in cui scriviamo, 354 Cattolici di tutto il mondo hanno inoltrato una petizione al Collegio dei Cardinali affinché esso indaghi sulle accuse di eterodossia contro il Cardinal Bergoglio e sul carattere eterodosso del suo comportamento personale prima e dopo la sua “elezione” papale, elementi sulla base dei quale essi credono che egli debba essere dichiarato invalidamente eletto e deposto come eretico. Non si sa quanti Cardinali conoscano l’esistenza di questa petizione, anche se le dovrebbe essere garantita con certezza una risposta pubblica.

I Cattolici di tutto il mondo, pertanto, dovrebbero farsi la seguente domanda:

Dopo il 15 febbraio, quando i nuovi Cardinali saranno insediati, che ne sarà della Chiesa?

Il Cardinal Bergoglio, già a partire dall’epoca del Conclave del 2013, ha mostrato in modo estremamente chiaro e costante, a tutti quelli che hanno occhi per vedere, di non essere in possesso della Fede Cattolica – anche se ogni volta che parla spontaneamente contro di essa e glielo si fa notare, egli si scusa adducendo il fatto di non aver avuto l’intenzione di negare nulla –; le ripetute espressioni del proprio credo individuale, la costante impunità e l’artificialità dei tentativi di mettere tutto a tacere dopo gli scandali che egli provoca, mostrano che egli sta semplicemente mantenendo salda la sua presa sull’ufficio che detiene, al fine di portare avanti il disegno esplicito e maligno di distruggere l’adesione e la lealtà della Chiesa al Magistero di Gesù Cristo, il Figlio Incarnato di Dio.

Persino i suoi sostenitori, come il Cardinal Baldissieri o il Cardinal Rodríguez Maradiaga, affermano che egli si trovava dietro ogni azione scandalosa al recente Sinodo Straordinario sulla Famiglia e che la sua intenzione era quella di alterare irrimediabilmente e irrevocabilmente la natura stessa della Chiesa.  Pure, il Cardinal Marx afferma che Francesco rigetta la Chiesa come “una chiesa di verità”, perché come tale sarebbe “inutile per il popolo”.

Chiunque legga le notizie lo dovrebbe ormai sapere. Anche i Cardinali del Sacro Collegio.

Se essi non interverranno, risulterà evidente che fanno parte di un gruppo di complici de facto che condividono gli sforzi o le intenzioni del Cardinal Bergoglio di rovesciare la Chiesa Cattolica. In tal caso, essi diventeranno sospetti non solo di eresia, ma soprattutto di pertinacia in collusione sia attiva sia passiva col Cardinal Bergoglio. Essi perderebbero in tal modo ogni diritto di rappresentare il clero di Roma, in virtù del Canone 194, che recita in latino come segue:

Can. 194 — § 1. Ipso iure ab ecclesiastico amovetur:

1° qui statum clericalem amiserit;
qui a fide catholica aut a communione Ecclesiae publice defecerit;
3° clericus qui matrimonium etiam civile tantum attentaverit.

2. Amotio, de qua in nn. 2 et 3, urgeri tantum potest, si de eadem auctoritatis competentis declaratione constet.

Che, nella nostra traduzione non ufficiale ma letterale in italiano, recita come segue:

Canone 194 — § 1. In base alla stessa legge sono rimossi dallo stato ecclesiastico:

  1. Chi ha perso lo stato clericale;
  2. Chi ha disertato pubblicamente la Fede Cattolica o la comunione con la Chiesa;
  3. Un chierico che abbia cercato di contrarre matrimonio, anche solo civile.

2. Si può procedere alla rimozione, nei casi di cui ai numeri 2 e 3, solo se il caso viene stabilito da una dichiarazione dell’autorità competente riguardo la stessa.

È infatti ovvio che chi cospira per la negazione dell’insegnamento di Gesù Cristo è un eretico e un nemico della Chiesa Cattolica. Non è legittimo considerarlo in comunione con Essa più di quanto un virus mortale possa essere considerato parte del corpo che infetta**.

Il paragrafo 2 stabilisce che in primo luogo le autorità competenti devono giudicare i fatti: solo allora è lecito rimuovere dal loro ufficio la persona o le persone coinvolte.

Il diritto divino e naturale del Clero di Roma

seminario romanoIl fatto che l’autorità competente in una materia così grave sia il Clero della Diocesi di Roma si deduce senza alcuna possibilità di obiezione dal suo diritto divino e naturale. Divino, per il fatto che il clero di ogni diocesi, in caso di eresia del proprio vescovo e dei suoi collaboratori, ha il diritto di espellerli dalla comunione della Chiesa; naturale, poiché in ogni società umana gli unici membri che hanno l’autorità di espellerne altri sono quelli che conservano fedelmente la natura e la forma di tale società.

Questo duplice diritto del Clero di Roma viene affermato dall’Enciclopedia Cattolica, pubblicata più di cento anni fa, nel suo articolo sull’Elezione di un Papa, in cui dice:

Come si è visto, la guida suprema della Chiesa è abbinata all’ufficio di Vescovo di Roma. Il Papa diventa pastore capo perché è il Vescovo di Roma; non diventa Vescovo di Roma perché è stato scelto come capo della Chiesa universale. Pertanto, è corretto dire che l’elezione al papato è innanzitutto un’elezione al vescovato locale. I membri della Chiesa Romana hanno sempre avuto il diritto di eleggere il proprio vescovo. Sono essi che hanno la facoltà di poter dare alla Chiesa universale il suo pastore supremo; non viene loro assegnato un vescovo in virtù della sua elezione da parte della Chiesa universale. Ciò non significa che l’elezione debba consistere in un voto popolare da parte dei romani. Per quanto riguarda gli affari ecclesiastici, spetta sempre alla gerarchia guidare le decisioni dei fedeli. La scelta di un vescovo spetta al clero e deve essere limitata ai suoi livelli più alti. Questo è valido per la Chiesa Romana attuale. I membri del collegio dei cardinali elettori esercitano il loro ufficio in quanto gerarchi del clero romano. Se mai il collegio dei cardinali cessasse di esistere, il compito di scegliere un pastore supremo non cadrebbe sui vescovi riuniti in un concilio, ma sui restanti membri del clero Romano. Fu Papa Pio IV, all’epoca del Concilio di Trento, che insistette su questo punto in un’allocuzione concistoriale, temendo che al momento della sua morte il concilio potesse rivendicare tale diritto.

Tutte queste cose devono essere osservate con proprietà, discrezione e coscienza.

Quindi, se il Sacro Collegio si astiene dal ripudiare queste intenzioni maligne e dallo sciogliere i dubbi a proposito dell’elezione, il clero della Diocesi di Roma ha il diritto di fare da giudice. In tale diritto sarebbe inclusa la facoltà di interrogare le parti, tanto il Cardinal Bergoglio come tutti gli altri membri o co-cospiratori del “Team Bergoglio”, o chiunque possa dare testimonianza sulla mancanza di Fede Cattolica in lui o nei suoi sostenitori.

È sufficiente giudicare gli elementi a disposizione per poter emettere una sentenza che stabilisca o – in virtù della legge papale UDG 4 – che il conclave del 2013 non ha svolto un’elezione canonicamente valida, ovvero che Papa Francesco, per sua propria eresia, manifesta l’intenzione maligna di allontanarsi dalla fedeltà a Cristo su qualche materia. Qualora venissero interrogati, i Cardinali non potrebbero avvalersi del fatto di essere vincolati al voto pronunciato al conclave, perché nei procedimenti giudiziari le testimonianze non violano in nessun modo un voto di segretezza e perché in situazioni di questo genere il bene della Chiesa è superiore ad ogni voto.

Il clero della Diocesi di Roma comprende non solo i sacerdoti e i diaconi incardinati, ma anche i Vescovi Ausiliari e gli Arcivescovi, i Vescovi, i sacerdoti e i monsignori che sono incardinati nel Vaticano, che pur essendo per la legge civile uno stato separato, rimane una parte della Diocesi di Roma per il diritto canonico. Avrebbero diritto di partecipare come giudici a un processo del genere anche i Cardinali che non hanno potuto partecipare al Conclave del 2013 o che non potranno partecipare al Concistoro del 2015 – ivi compreso il Papa Emerito, “Padre Benedetto”, come chiede ora di essere chiamato –, così come i vescovi ausiliari, i sacerdoti e i diaconi della Diocesi di Roma in pensione ma ancora incardinati nella Diocesi.

Sarà quindi Dio che riderà ultimo, perché con il mero fatto di nominare nuovi Cardinali Elettori un uomo eletto in modo non canonico non potrà mai imporre un fait accompli alla Chiesa di Roma.

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* 115 Cardinali hanno partecipato al Conclave del 2013. Il Dr. Ivereigh afferma che il “Team Bergoglio” era composto da otto Cardinali (sette dei quali partecipavano attivamente, mentre l’altro conteggiava le promesse di voto) e da due possibili cospiratori che hanno raccolto 25 promesse di voto per il primo scrutinio. Se essi hanno ottenuto quanto volevano alla prima votazione, si può presumere con un ragionevole margine di probabilità che – come dice il Dr. Ivereigh – abbiano continuato tale attività anche dopo di essa, e quindi che anche qualcuno dei 53 voti guadagnati successivamente sia stato promesso. Tutti i Cardinali che hanno richiesto e promesso voti sarebbero stati ipso facto scomunicati. La serietà di queste accuse è stata recentemente dimostrata: il 6 gennaio 2015 il Cardinal Danneels, tramite il suo portavoce, ha esplicitamente negato di aver chiesto voti per il Cardinal Bergoglio prima il Conclave. E a partire del 15 febbraio più la maggioranza del Sacro Collegio sarà tanto in favore di Bergoglio, che con ogni probabilità non vorrà sentire nemmeno un accenno all’invalidità della sua elezione né tanto meno emettere un giudizio equo su di essa.

** Bisogna qui distinguere con attenzione e riconoscere che una cosa è avere abbastanza elementi  per esigere un processo o un’indagine per stabilire se il Pontefice di Roma è un eretico o è stato eletto in modo non canonico; altra cosa è averne la certezza: la seconda ipotesi richiede infatti la certezza delle prove a livello dei giudizi privati, e anche un atto forense di giudizio da parte dell’autorità competente a livello dei giudizi pubblici. È questa la ragione per cui la necessità che vengano sciolti i dubbi sullo scandalo del “Team Bergoglio” tramite un giudizio pubblico è di un’urgenza assoluta: perché la Chiesa rischia non solo che ai suoi fedeli venga negato il diritto di avere un legittimo successore di San Pietro, ma anche uno scisma tra i seguaci di un candidato che sembrerebbe essere falso e quanti insistono sulla necessità di averne uno legittimo.