di Max Tex
E’ inevitabile ed umano schierarsi.
Mi riferisco all’articolo di Roberto De Mattei apparso il 1 luglio 2020 su Corrispondenza Romana (Le incognite della fine di un pontificato). Vediamo di chiarire definitivamente da che parte stia l’autore.
Riassumiamo qui brevemente le tesi principali dell’articolo.
L’ESORDIO
L’esordio è sullo stile catastrofista tipico del giornalismo di certa nobile ”intellighenzia” (che sembra schierarsi ma di fatto non lo fa mai):
“Le dimissioni di Benedetto XVI saranno ricordate come uno degli eventi più catastrofici del nostro secolo …. ma soprattutto a una situazione di caos crescente nella Chiesa.”
Poi continua accennando addirittura al “fumo di Satana”. Dice infatti:
“il “fumo di Satana” rischia di avvolgere il Corpo Mistico di Cristo come forse mai è accaduto nella storia.”
Che significherebbero queste affermazioni e quali implicazioni potrebbero mai avere? Buio totale. Sembra si butti il sasso giusto per far rumore o per far saltare il sasso. Ma non vi è nessuna successiva analisi, spiegazione, chiarimento o discussione in merito e meno che mai una disamina delle possibili implicazioni razionali! Niente, nada, zero!
AFFERMAZIONI “PROBLEMATICHE” SUL PONTIFICATO BERGOGLIANO
A questo punto l’estensore dell’articolo si lancia in una serie di affermazioni “problematiche”. Vediamo di che si tratta. Afferma infatti (distinguendo per chiarezza i vari punti):
-“Il pontificato bergogliano è arrivato alla fine ….dal punto di vista del suo impatto rivoluzionario.”
-”Il Sinodo post-amazzonico è fallito”
-“Esortazione dello scorso 2 febbraio e’ stata la pietra tombale di tante speranze.
La prima affermazione è chiaramente indimostrata e gratuita. Possiamo soltanto immaginare infatti, ma non conoscere in dettaglio, le prossime iniziative di Bergoglio in campo ecclesiale, teologico e politico. Soprattutto, non siamo affatto in grado di escludere che le sue prossime mosse possano avere una portata se possibile ancora più radicalmente distruttiva e catastrofica per la Chiesa Cattolica.
Riguardo al Sinodo Amazzonico in quale senso sarebbe, di grazia, fallito? Non nel senso di costituire i viri probati alcuni dei quali, infatti, sono già stati nominati. E nemmeno nel senso del diaconato delle donne, visto che lo stesso argomento è ora al centro del sinodo della Conferenza Episcopale tedesca (REFUTAZIONE RAZIONALE DEI MODERNISTI: IL NUOVO CASO DI GEORG BÄTZING).
Infine per quanto concerne l’esortazione Querida Amazonia, è del tutto evidente che questa non abbia affatto fallito gli obbiettivi (naturalmente quelli concepiti dalla mente astuta di Bergoglio). Tutt’altro! Infatti è una vera e propria esaltazione dell’ambientalismo ateo e idolatra stile pachamama inaugurato da Bergoglio (e di cui abbiamo presumibilmente visto finora solo l’inizio)! Infatti dopo aver illustrato i “sogni” dell’ambientalismo mondialista si conclude addirittura in modo trionfante con una preghiera idolatra alla stessa pachamama! E’ dunque una pura ingenuità pensare che abbia fallito! Si tratta nientemento di un pezzo del programma del Nuovo Ordine Mondiale (NWO).
LA QUESTIONE DEL MUNUS E DEL MINISTERIUM
L’unico punto parzialmente condivisibile è in riferimento a mons. Georg Gänswein che viene citato successivamente.
Precisamente riguarda la menzione del
“discorso di mons. Georg Gänswein del 20 maggio 2016 alla Pontificia Università Gregoriana, in cui egli affermava [del tutto correttamente] che papa Benedetto non aveva abbandonato il suo ufficio”, avendo [“argomento princeps”] rinunciato al ministerium e non al munus, e “rendendo [quindi il papato] un ministero quasi-condiviso” («als einen quasi gemeinsamen Dienst»).
La conclusione, che però significativamente manca nell’articolo di De Mattei, è che si conferma quanto à dovrebbe essere ben noto a tutte le persone raziocinanti (e cristiane). Ovvero che Papa Benedetto XVI non abbia affatto rinunciato al munus petrinus e pertanto – stando alle parole di Gesu Cristo in persona riportate nel vangelo di Matteo 16: 18-19: E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. — è ancora lui il Papa!
ATTACCO AI “CONSERVATORI CATTOLICI” E EXCUSATIO NON PETITA
Il “clou” dell’articolo però (non inaspettato peraltro) che chiarisce da che parte stia l’autore dell’articolo, giunge con l’accusa diretta ad una non meglio precisata
“parte del mondo conservatore” [cattolico] che “avrebbe rivolto lo sguardo a Benedetto, considerandolo il “vero Papa”, contrapposto al “falso profeta”.
Secondo lo stesso articolista, infatti, l’errore commesso da
“questi conservatori [sarebbe che ] non hanno voluto seguire la strada aperta dalla Correctio filialis consegnata a papa Francesco l’11 agosto 2016.”
Come si sa lettera, come le successive, rimasta peraltro totalmente inascoltata.
Peraltro è interessante la “excusatio non petita” che viene qui introdotta esplicitamente dal De Mattei a beneficio di Bergoglio. Si tratta nientepopodimeno di quanto segue. Frase che cito testualmente:
“La vera ragione [è che] la radice delle deviazioni bergogliane risale ai pontificati di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II e, prima ancora, al Concilio Vaticano II. “
L’INNO A PAPA FRANCESCO
Per chiarire però definitivamente da che parte sia l’articolista (De Mattei) basta dare un’occhiata alla conclusione. Che e’ tutto un inno e un poema a Bergoglio. Infatti afferma che:
“Papa Francesco non ha mai teorizzato l ‘ermeneutica della “discontinuità”, ma ha voluto realizzare il Vaticano II nella prassi”. Questo compito JM Bergoglio l’avrebbe svolto in modo “vincente…nella realtà concreta dei fatti teologici, liturgici, canonici e morali, e non in uno sterile dibattito ermeneutico”.
Non si tratterebbe quindi di una colpa, bensì di un merito quasi eroico da parte di Jorge Mario Bergoglio!
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